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Quella storia di violenza – Walter Guttadauria

Più di ottant’anni fa alla Tallarita due minatori violentarono e uccisero un «caruso». Per loro ci fu la sentenza capitale, la prima emessa in Italia sotto il nuovo codice penale fascista.

Sono 80 anni da uno degli episodi di cronaca nera più efferati, con scenario il nostro mondo della zolfara, un episodio che per la sua brutalità, e soprattutto per l’esemplare punizione inflitta dalla
giustizia fascista, si impose all’attenzione di tutta Italia. Quella volta, infatti, non era la “violenza” della miniera, con le sue ricorrenti sciagure e i tanti morti sul lavoro, ad assurgere alla cronaca, ma la violenza dell’uomo.
Il 17 luglio 1931, in una galleria della zolfara Tallarita di Riesi, perdeva la vita il «caruso» Salvatore Zuffanti, appena dodicenne. Moriva non in un incidente, ma dopo essere stato bestialmente violentato
e poi strangolato dai due minatori con i quali lavorava, Diego Mignemi e Francesco Calafato. Una fine raccapricciante, che i due assassini tentarono di far apparire conseguenza di una disgrazia, gettando
il cadavere in un’insenatura del vicino fiume Salso per simulare un annegamento.
Ritrovato il corpo e constatati i segni della violenza, l’anonimato dei colpevoli durò solo qualche giorno, fino alla conclusione delle indagini, peraltro non difficili, e alla sentenza di condanna a morte dei due assassini. Ottant’anni fa, dunque… [continua a leggere cliccando sull’immagine]

 

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