Guglielmo Raimondo Moncada
Guglielmo Raimondo Moncada:
Guglielmo Raimondo, secondo conte di Caltanissetta dal 1423 al 1465, conte di Adernò e dal 1456 di Paternò, aveva ereditato dal padre non solo lo stato feudale, ma anche un grande ruolo nella vita pubblica siciliana: così fu presidente del Regno, nel 1429 insieme con Nicolò Speciale e nel 1432 da solo, nel 1433 gran cancelliere, più tardi gran camerlengo e maestro giustiziere, nel 1462 concluderà la sua ascesa in onori come viceré di Sicilia.
Data la povertà delle fonti, non sappiamo se risiedesse stabilmente a Caltanissetta, ma certo fu attento nella gestione della vita economica del suo stato feudale. Infatti, nel 1431, poiché vi era un periodo di siccità e di scarso raccolto, ordinò che i bordonari di Caltanissetta non portassero più il frumento nel caricatore di Girgenti, ma a Palma di Montechiaro, un caricatore molto più vicino anche se più piccolo e meno attrezzato. I tempi di percorrenza risultavano così notevolmente accorciati con una rilevante diminuzione dei costi di trasporto. I giurati di Girgenti protestarono a lungo presso il re perché il mancato afflusso di grano dal territorio nisseno aveva ridotto di molto il volume degli scambi commerciali del loro porto, ma naturalmente il re non ascoltò le loro proteste, e ciò si tradusse in un miglioramento per l’economia del territorio nisseno.
Ancora per migliorare la resa produttiva, aveva chiesto ed ottenuto, nel 1438, la licentia populandi per costruire il casale Savuco. Qualche studioso propone di identificare tale località con Sabucina perché la descrizione dell’area dove si sarebbe voluto realizzare il nuovo casale, ricca di basse rovine, sembra adattarsi benissimo ad una zona archeologica. In ogni caso, il progetto non andò in porto e il nuovo insediamento non venne costruito.
Nel 1444 decise di imporre nuove gabelle e nuovi aggravi fiscali e chiese al re Alfonso la riconferma della concessione feudale fatta a suo padre quarant’anni prima. In quegli anni venne ad abitare a Caltanissetta Giovanni Marrasio, umanista e poeta, che aveva scritto il poemetto Angelinetum e che morì nel 1452, dopo aver redatto il proprio testamento presso il notaio Giacomo
da Milana.
Fonte: Storia di Caltanissetta – Rosanna Zaffuto Rovello – Edizioni Arbor