Tebura, il Convivio – Rosaria Carbone
Una mattinata di luglio del secondo dopoguerra, il professore Paolo attende, dietro il portone della scuola elementare, l’arrivo del bidello Tanuzzo. Un ammanco di carne in latta, dalla dispensa della scuola, destinata alle famiglie bisognose, rende le sue notti insonni. Chi avrebbe mai osato? E mentre l’arguto Tanuzzo mette in atto uno stratagemma per incastrare il ladro, il professore è intento a ristabilire l’ordine familiare poiché la cugina Titina era caduta in disgrazia: l’audace Gino, spasimante integerrimo, se l’era “‘nchiusa”. Tebura è un romanzo ben congegnato, un trittico dal filo conduttore che capta l’attenzione del lettore fino alla fine. Maria Perz, la bella e affermata cantante napoletana, giunge a Tebura, dietro l’invito del sindaco. Ma chi è Maria Perz? E quel mancamento sotto il portone di zia Laura, nipote di don Angelo suo precettore che l’ha cresciuta come una figlia? Per fortuna che c’era Tanuzzo, lì per caso. Il medaglione di famiglia né svelerà il segreto. Ancora una volta sarà il professore ad ammorbidire la zia Laura e l’astio del sindaco per il mancato ricevimento. Nel terzo racconto, la teatralità siciliana si infittisce sempre di più. Una giovane ragazza “ Isabella” è stata violentata. La sensibilità innata di Tanuzzo lo spinge ad andare oltre le apparenze. La trama si infittisce: l’arrivo degli studiosi francesi, il prefetto in persona che si mobilità, l’annuncio della morte di Isabella, Cuciuzzu “lu babbu do paisi” incriminato, il coinvolgimento di don Peppino, del professore, di Lillo il capoguardia e dei francesi, catalizza l’attenzione del lettore che si immerge nelle storie, accompagna i personaggi creando un osmosi che porta il lettore a dilettarsi con quel piacevole e costruttivo passatempo che è la lettura.