Caltanissetta kaputt – Walter Guttadauria
Questo libro di Walter Guttadauria è stato pubblicato in occasione della ricorrenza dell’80° anniversario del bombardamento aereo della città, ripetutamente colpita dagli aerei anglo-americani dal 9 al 17 luglio 1943 con il tragico bilancio di 350 vittime civili. «Caltanissetta kaputt – scrive l’autore nell’introduzione – fu l’espressione usata dai soldati tedeschi in ritirata dalla città dopo i bombardamenti aerei del 1943. “Kaputt”, cioè “distrutta”, “morta”, e difatti quei soldati lasciavano macerie e centinaia di vittime dopo i ripetuti raid delle fortezze volanti alleate»; un libro «che vuol essere innanzitutto un segno di omaggio alla memoria di quei morti».
Il testo parte dalla situazione nel capoluogo al momento dell’entrata in guerra dell’Italia nel 1940, in riferimento all’apparato di protezione antiaerea, che però risultò del tutto inefficace al primo e devastante bombardamento del 9 luglio.
Sono poi descritti i tipi di bombardieri e caccia alleati impiegati nelle incursioni in Sicilia e in particolare su Caltanissetta, e il susseguirsi dei loro raid con i vari obiettivi colpiti sul nostro territorio. Seguono due capitoli di testimonianze, il primo dedicato al pilota inglese Rupert Cooling che nel luglio 1943 fu in missione sul cielo nisseno ai comandi di un bombardiere Wellington: col suo racconto testimoniò di non aver voluto colpire con le sue bombe gli edifici civili, nonostante gli ordini fossero anche quelli, ma solo gli obiettivi di rilevanza militare, per non vivere poi nel rimorso di aver ucciso cittadini inermi. L’altro capitolo, più drammatico, riporta sia testimonianze lasciate scritte, in varie epoche, da personaggi locali e rintracciate da Guttadauria, sia quelle da lui attinte oralmente da anziani nisseni che vissero quei terribili giorni.
Il capitolo finale sulle “tragedie differite”, anch’esso con varie testimonianze, è dedicato ad altri morti innocenti negli anni post bellici che vedevano ancora di scena le bombe: stavolta quelle rimaste abbandonate, specie nelle campagne, dove a rinvenirle erano soprattutto bambini che ignari del pericolo, e facendone oggetto di gioco, ne venivano uccisi o gravemente mutilati.