Ecco due stralci tratti dal romanzo Biglietto di andata e ritorno nei quali, prima che venisse scoperta la cripta sotterranea della chiesa di San Sebastiano e dei relativi scolatoi, Salvatore Paci (scrittore nisseno) parlava di cavità sotterranee e di attraversamenti siti sotto il manto stradale dell’attuale Piazza Garibaldi.
Stralcio #1
«Sì, ma dimentichi che proprio accanto al Castello c’era la chiesa di Santa Maria la Vetere. Qui nella mappa è riportata l’icona del castello ma evidentemente i cunicoli partivano dalla vecchia chiesa. E c’è di più, guarda.» Presi una matita e tracciai una linea che congiungeva il Castello di Pietrarossa con L’Abbazia di Santo Spirito, quest’ultima con il Convento dei Cappuccini e infine, dal Convento al Castello di Pietrarossa.
«Dicci che disegno ne è venuto fuori!»
«Un triangolo.»
«Non un triangolo ma il triangolo. Quello che abbiamo davanti agli occhi è il disegno che identifica l’occhio di Dio. E non è un caso se la linea che congiunge il convento dei Cappuccini con il Castello di Pietrarossa passa esattamente sotto San Sebastiano e la Cattedrale.»
Stralcio #2
«Nei secoli scorsi le gallerie sotterranee venivano usate per una molteplicità di motivi. A volte per spostarsi da un sito a un altro nascosti da occhi estranei. Altre volte per sfuggire a un assedio. Immaginate che un re voglia scappare e che gli inseguitori scoprano le gallerie sotterranee. Probabilmente, se intuiscono che la meta del sovrano è l’Abbazia di Santo Spirito, penseranno di inseguirlo percorrendo la galleria all’estrema destra, quella che abbiamo preso noi, mentre invece…»
«Questo potrebbe anche essere vero, mi hai convinta. Se vuoi possiamo tornare indietro.»
«Indietro? No, assolutamente no. Voglio accertarmi di una cosa. Restate qui: sto arrivando», dissi proseguendo da solo per la galleria. Percorsi circa trenta metri in compagnia della luce che Roberta e Giuseppe, incuriositi dal mio strano comportamento, proiettavano verso me, dopodiché tornai indietro visibilmente soddisfatto.
«Cosa sei andato a vedere?» mi chiese Roberta.
«Ragazzi, non vorrei sbagliarmi ma sopra la nostra testa c’è la Cattedrale mentre più in là c’è la chiesa di San Sebastiano. Abbiamo attraversato la città verso sud—ovest e siamo finiti sotto il centro storico. Venite con me, vi faccio vedere cosa ho trovato.»
Prima di arrivare al cunicolo di San Sebastiano si aprì sulla nostra destra una galleria. Era visibilmente più larga e alta di quella che avevamo percorso fino a quell’istante.
«Questo cunicolo punta a ovest ma lo esamineremo tra qualche istante. Prima vi faccio vedere dove si trova quello di San Sebastiano.»
Era pressoché identico a quello che avevamo visto prima. Breve, con una scala di pietra e un solido muro a sbarrarne il percorso.
«Perché hanno eretto questi muri?» mi chiese Roberta.
«Perché molte persone, nel corso degli anni, affascinate dalla leggenda che vuole Caltanissetta attraversata da questi cunicoli hanno cercato di raggiungerli. Hanno provato in ogni modo, soprattutto esplorando le chiese più antiche della città. Certamente non tutti hanno la possibilità di muoversi liberamente all’interno di una chiesa ma alcuni sì. Mi riferisco a coloro che fanno parte di gruppi che svolgono attività varie all’interno della parrocchia. Più di una volta ho sentito parlare di ragazzi sorpresi a esplorare le gallerie sotterranee dopo aver trovato la via per raggiungerle. Per evitare che il fenomeno si ripetesse continuamente, l’accesso ai cunicoli è stato bloccato definitivamente.»