Caltanissetta, strade, mura e colori – Lillo Miccichè
“Con sole ardente abbiamo cavalcato attraverso questi deserti fertili, e ci siamo rallegrati nell’arrivare infine a Caltanissetta, città ben situata e ben costruita”. Wolfang Goethe (28 aprile 1787). Il libro di Lillo Miccichè si apre così. Una serie di fotografie di grande pregio, con testi di Rosanna Zaffuto Rovello. Caltanissetta sa essere intrigante per chi inizia a conoscerla, anche solo per il suo nome. Infatti la città prende il suo nome dalla lontana denominazione araba: mille anni fa suonava Kalat Nissa, che si traduceva in Casyello delle donne. Le più belle immagini della città nella fatica di Miccichè: Castello Pietrarossa, San Domenico, la cripta, vicolo Cocchiaro, via Ayala, lo stabilimento Averna (vecchio ingresso), il chiostro dell’ex convegno dei francescani, edicole votive, l’abbeveratoio del Canalello, Palazzo Cinnirella, Palazzo delle Finanze, San Francesco, San Giovanni, San Giuseppe, Santa Flavia, il Seminario, Signore della città, via Re d’Italia, via Redentore, via Rosso di San Secondo, via Scovazzo, via Segneri, via Tommaso Tamburini, la Saccara, viale Testasecca, viale Margherita, via Venezia, l’istituto Umberto I, la chiesa dell’Assunta, la tomba di Francesco Moncada, Sant’Agata, Palazzo Moncada, Palazzo Testasecca, Santa Lucia in campagna, le sculture di Michele Tripisciano, i “mensoloni” di Girolamo Ciulla, il teatro Margherita, panorami, Santa Lucia, viale Amedeo, Gradinata Lo Piano, Gradinata Pellico, via Pertini, via Ragusa, Santa Croce, via Frattallone, via Alighieri, Villa Mazzone e altri luoghi incantevoli.