Castello di Pietrarossa
Castello di Pietrarossa (Vedi la foto in alta definizione)
Dove: Via Angeli
Cronologia delle principali fasi costruttive:
XII secolo: Probabile fondazione del castello;
XVI secolo: Rinforzo della torre centrale;
1576: Crollo di parte del castello a causa di una frana;
Fine XVI secolo: Si inizia a cavare materiale da costruzione dalla rocca;
1600 circa: Ulteriori crolli e rifacimento di alcuni ambienti;
XVII secolo: Continua la demolizione del castello, ormai inutilizzato. La pietra viene impiegata per le principali costruzioni dell’epoca;
1827: L’antica fortezza è ormai un rudere; il Decurionato di Caltanissetta delibera che per la costruzione della via del Monastero di S.Croce la pietra dovrà barbicarsi e tagliarsi dalla parte meridionale del Castello di Pietrarossa;
Fine XIX secolo: Viene impiantato il cimitero ai piedi della rocca; quest’ultima, gravemente compromessa nella sua stabilità anche a causa delle frequenti cavature di materiale da costruzione, si disgrega facilmente creando frequenti crolli nelle cappelle sottostanti;
1910 circa: Il barone Trabonella costruisce una tomba gentilizia utilizzando un ambiente del castello, La facciata della monumentale cappella è addossata alla parete rocciosa e attraversando un corridoio lungo circa otto metri, scavato interamente nella roccia, si giunge in un vano ottagonale ubicato ai piedi della torre nord, anch’esso interamente ricavato all’interno della rocca.
Storia:
Le prime notizie storiche sull’esistenza di un castello a Caltanisserta si hanno dal 1086 quando Malaterra, storico contemporaneo di Re Ruggero [vedi lo schema dei re di Sicilia], riferendo della conquista della città, dice “quod in nostra lingua resolvitur castra foeminarum”. Durante la guerra del Vespro la fortezza, ad uso prevalentemente militare, fu saccheggiata; il castellano, nel 1282, è Bernardo de Sartiano.
Il XVI secolo vede Pietrarossa al centro di episodi rilevanti nella storia isolana: nel 1361 accoglie Federico III [vedi lo schema dei re di Sicilia] e nel 1377 ospita i Baroni siciliani riunitisi in convegno perla divisione del Regno. Nel 1407 Sancio Ruiz de Lihori vende al Re Martino [vedi lo schema dei re di Sicilia], per 2000 fiorini d’oro, terra et castrum Caltanissette con il fortilizio di Pietrarossa; pochi giorni dopo re Martino cede Caltanissetta a Matteo Moncada ricevendo in cambio Augusta.
Nel secolo XVI inizia il declino dei castello, che cessa ogni funzione militare ed inadeguato come residenza nobiliare, decade rapidamente con l’avvento dei Moncada.
Nel 1600, a seguito di un crollo di parte del maniero, tra le macerie viene ritrovalo il corpo della principessa Adelasia, nipote di Ruggero, sepolta secondo tradizione nel sacello di Santa Maria della Grazia, identificabile con la cappella del Castello.
[Approfondimento: leggi l’articolo di Walter Gruttadauria “Il castello che divenne Parlamento di Sicilia”]
Posizione:
La fortezza, ubicata al margine orientale del centro storico di Caltanissetta, si erge su una serra calcarea e sfruttando la morfologia del terreno si affaccia sulla valle dell’Imera Meridionale (impropriamente detto Salso). Situato all’estremità inferiore del quartiere Angeli, primo nucleo dell’attuale abitato urbano di Caltanissetta, il castello era accessibile attraverso un ripido percorso, esclusivamente dal fronte rivolto verso la città. La sua posizione geografica consentiva il controllo di una importante via di comunicazione interna quale era il fiume Imera Meridionale (chiamato impropriamente Salso) e il collegamento visivo con il castello di Pietraperzia [vedi mappa] .
Descrizione:
Deve il suo nome al tipo di pietra usata per la costruzione, parte della quale è ancora visibile, riutilizzata nella muratura dell’attiguo convento dei padri Riformati.
Nel linguaggio popolare il castello è denominato murra di l’angiuli, con un chiaro riferimento alla limitrofa chiesa di S. Maria degli Angeli e al materiale usato, poiché il termine murra, nel dialetto siciliano, individua sabbia o pietra rossa.
Planimetricamente articolato su vari livelli, risultava costituito da tre torri collegate da cortine murarie, delle quali oggi risultano visibili resti di quella centrale, alta circa 25 metri e della torre di vedetta nord. Cisterne per liquidi e aridi insistono nell’area del castello; tra queste assume particolare rilevanza quella sita a metà del percorso d’accesso al castello, utilizzata nel XV secolo, come carcere. La grande torre centrale è costruita su una roccia bipartita da una profonda fenditura che la attraversa longitudinalmente.
Nel lato sud, a cavallo di quest’ultima, sono visibili una feritoia in pietra da taglio e inferiormente un’apertura con arco a sesto acuto privo del concio di chiave, presumibilmente preceduta da una scala d’accesso esterna, oggi non più esistente. Il fianco sud-ovest è rinforzato da un cantonale in pietra da taglio, probabilmente eseguito nel XVI secolo, dopo un parziale crollo della parte superiore della torre; tale tesi è sostenuta dall’esistenza nel cantonale di conci tagliati a sguincio, facenti pane, in origine, di una finestra ubicata in sommità, lato ovest, della quale restano solo il davanzale ed uno stipite. In cima alla torre è posizionata una cisterna per liquidi rivestita con intonaco che ingloba frammenti ceramici di invetriate piombifere databili tra la fine del XII secolo ed i primi del XIII.
Ai piedi della torre, nell’area dello sperone, lo scavo delle murature parzialmente interrate ha portato alla definizione di un ambiente la cui esatta consistenza non è individuabile a causa del crollo della parete ovest, dovuto all’utilizzo della rocca come cava da costruzione. Lo scavo ha portato alla luce in tale area ceramica da fuoco che testimonia una fase abitativa del XIII secolo.
Alla fine del percorso d’accesso al castello, resti di murature addossate alla roccia fanno pensare all’originaria presenza di ambienti di servizio coperti con strutture lignee; poco distante è sita una profonda ed ampia cisterna intonacata, interamente interrata. Da una relazione dell’ing. Pappalardo, Regio Ispettore degli scavi e monumenti, datata 1880, si apprende che, in prossimità del castello, a seguito di uno sprofondamento del terreno, si scoprì un condotto sotterraneo, scavato nella roccia, avente ingresso nella strada rotabile d’accesso al cimitero. La galleria aveva pareti verticali e copertura voltata, era alta mediamente m. 1,77 e larga 1,27; fu esplorata per circa 10 m., e successivamente, per motivi di sicurezza ne fu chiuso l’imbocco. Oggi possiamo solo ipotizzare che si trattasse di uno dei tanti percorsi sotterranei della città, ricordati nelle leggende locali, forse utilizzato come percorso di fuga dal castello. Per approfondimenti circa questo e altri cunicoli cliccare qui.
Fonte: Progetto Scuola Città – Autori vari – a cura di Daniela Vullo – Regione Siciliana – Edizioni Lussografica