I cunicoli di Caltanissetta
A Caltanissetta, come in altre città antiche, un argomento interessante del quale si finisce per parlare almeno una volta nella vita è quello dei “cunicoli”.
Diversi scrittori nisseni ne hanno parlato, chi dal punto di vista storico, chi da quello romanzesco. I nomi che ci vengono in mente sono quelli di Giovanni Mulè Bertolo, di Salvatore Paci e di Walter Guttadauria.
Per non ingannare chi sta leggendo questo articolo, credo sia giusto distinguere i “cunicoli” dei quali abbiamo notizie certe da quelli la cui esistenza non è stata ancora documentata.
In un servizio televisivo (che troverete in fondo a questa pagina) lo scrittore Salvatore Paci, avvalendosi di fonti storiche e dell’aiuto della dott.ssa Daniela Vullo, cerca di chiarirci le idee.
La sua ricostruzione parte dal Castello di Pietrarossa, luogo dal quale parte l’esplorazione sotterranea da parte di Antonio La Mattina, il protagonista di “Biglietto di andata e ritorno“. L’autore, per parlarci del primo cunicolo documentato, cita un testo scritto dalla dott.ssa Daniela Vullo:
(1° cunicolo documentato)
Con lettera datata 29 ottobre 1880, indirizzata all’onorevole Regio Commissario degli scavi di Sicilia, l’ingegnere Pappalardo, ispettore Reggio e monumenti, riferisce in merito alla scoperta di un condotto sotterraneo ai piedi del Castello di Pietrarossa. Egli espone di essere stato informato dal sindaco di Caltanissetta e precisa che la scoperta è avvenuta occasionalmente alla costruzione della nuova stradella comunale che serve di accesso al cimitero ed è sviluppata nel versante orientale del promontorio su cui si eleva il castello.
L’entusiasmo dell’ispettore Pappalardo nell’apprendere la notizia si desume dalle sue parole: “a tale annunzio non frapposi indugio alcuno e il mattino del giorno appresso mi recai nel sito segnalatomi onde verificare come stavano le cose. Con questa mia visita, potei accertare che l’avvenuta scoperta sarebbe di qualche importanza, trattandosi di un condotto che per l’intera sua sezione è scavato nella viva roccia, con dimensioni tali, almeno a quanto se ne può giudicare esternamente, da riuscire praticabile. Alte le pareti a piombo, la copertura a volta sagomata nella stessa roccia lo sviluppo planimetrico in curva. Però, stante l’oscurità che esso presenta, oscurità derivante certo dalla sua lunga estensione, non mi fu dato inoltrarmi oltre due metri circa dall’orifizio. Il che, a quando ne diceva lo stesso sindaco, ha fortunatamente prodotto un tal panico nell’anima dei passanti della strada del cimitero che nessuno di loro ha osato penetrarvi. Tuttavia, a maggior precauzione, ho interessato il sindaco perché disponesse frattanto la chiusura in via provvisoria e con muratura di pietra a secco dell’orifizio che serve dall’ingresso al condotto.
Il cunicolo di cui sopra, a quanto pare, altro non era che una via di passaggio usata dai cortigiani per entrare e uscire dal cimitero.
(2° cunicolo documentato)
Tra il cimitero e il Castello di Pietrarossa c’è una via di comunicazione. Dentro il cimitero sussiste la cappella gentilizia del barone Francesco Morillo di Trabonella. Questa cappella, costruita nella roccia del castello, si presenta in questo modo: entrando, sulla sinistra e sulla destra ci sono due porte. Quella di destra è murata. Quella a sinistra dà l’accesso a una stanza minuscola che è stata murata nella parte superiore per impedire l’accesso nella stanza dall’alto. Evidentemente, in precedenza, questa rappresentava una via di comunicazione tra una zona del castello e tale cappella.
Subito dopo queste due porte, ci sono tre gradini che portano a un livello più basso. Da lì parte un corridoio a sesto acuto di circa sei metri scavato nella roccia oltre il quale si trova una stanza ottagonale contenente lapidi su quasi tutti i lati. Di fronte c’è un altare e, accanto a esso, c’è una porticina in ferro che dà l’accesso alla zona del castello.
(non documentato)
Alcune persone affermano di aver percorso un cunicolo che partendo dal Castello di Pietrarossa arriverebbe alla chiesa del Signore della Città.
(non documentato)
Collegio di Sant’Agata
Si dice che sotto al Collegio di Sant’Agata ci siano dei cunicoli e, forse, una biblioteca sotterranea.
(storia e supposizioni)
Nel 500, Donna Luisa Moncada e il suo figlio principe Francesco decisero di dare lustro a Caltanissetta facendola diventare un centro culturale e per far ciò invitarono l’Ordine dei Gesuiti a prendere possesso della chiesa e del relativo convento. Questa chiesa ha delle particolarità: molto probabilmente nel sottosuolo ci sono i cadaveri dei Moncada.
(storia) [tratto da un articolo della dott.ssa Daniela Vullo]
Un lascito del 6 aprile 1631 di Don Antonio Moncada e Aragona prevede onze 800 in 8 anni a ragione di onze 100 l’anno per farne ornamento per la cappella di Casa Moncada.
(osservazioni e supposizioni)
Attualmente all’interno della chiesa non c’è traccia la cappella che in realtà potrebbe anche essere sotterranea. Tale ipotesi è avvalorata dal dislivello tra il piano della strada e l’ingresso della chiesa.
(storia)
L’ipotesi potrebbe essere avvalorata da una notizia riportata dal Mortorium liber dell’anno 1625 dove, al 6 agosto 1625, leggiamo”morto l’illustrissimo, eccellentissimo signor conte di Caltanissetta Don Francesco Moncada… […]
(osservazioni e ipotesi)
Quindi si parla di una sepoltura avvenuta qui, in questo edificio. Sicuramente a quell’epoca i personaggi di rilievo venivano sepolti in chiese di prestigio.
(storia)
Sicuramente un personaggio di tale rilievo doveva avere una sepoltura monumentale degna del suo rango della quale all’interno della chiesa di Sant’Agata non c’è traccia se non per resti di lapidi sepolcrali siti vicino all’altare di Sant’Ignazio e in prossimità dell’altare maggiore. Sembra da registri di nascita e morte apprendiamo che all’interno della chiesa vi sono altre sepolture, ma non di particolare rilievo.
Abbazia di Santo Spirito
(supposizioni)
Si pensa che nel sottosuolo di questa abbazia esistano i famosi Qanat. I Qanat arabi erano un metodo di raccolta e di distribuzione dell’acqua che impediva che questo prezioso liquido evaporasse sotto i raggi del sole. I Qanat, in generale, sono dei canali percorribili. A Palermo, per esempio, si organizzano delle escursioni per visitarli.
Ricordiamo che i cunicoli, naturali o costruiti dall’uomo, nel passato venivano utilizzati come vie di fuga in caso di attacco da parte del nemico. Per questo motivo è verosimile che, come raccontato da un nisseno, ci sia un cunicolo che partendo a 200 metri dall’abbazia arriva al centro di essa. Questo cunicolo probabilmente in origine era servito per lo scolo delle acque reflue.
(stralcio di Biglietto di andata e ritorno)
«Facciamo il punto della situazione. Secondo me ci troviamo sotto l’abbazia di Santo Spirito e questa è la sua cripta.»
Mi staccai da Roberta e mi incamminai verso l’abside perché avevo visto qualcosa che aveva attirato la mia attenzione. Le luci delle torce, illuminando le colonne, proiettavano ombre che sembravano animate. Per un istante avvertii un brivido freddo che mi percorreva la schiena e la mia immaginazione mi faceva vedere quello che nella realtà non esisteva; avevo paura di girarmi e scoprire un gruppo di monaci seduti sulle panche di legno. Mi sforzai per non impressionarmi e accelerai il passo. Giunto davanti alla croce notai due cose molto interessanti. La prima fu una incisione sulla parete nella quale c’era scritto Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum, frase che lessi ad alta voce. La seconda fu qualcosa che mi fece sperare che la nostra avventura non finisse in quella cripta.
L’abside nascondeva una porta di pietra. Guardando attentamente le pietre che la formavano, si notava chiaramente che le fughe più profonde delimitavano un’area che sembrava proprio voler celare una porta.
Piazza Marconi
(non documentato)
Pare che a seguito di lavori di ristrutturazione, in un esercizio commerciale della zona abbiano trovato un pozzo a metà del quale era possibile entrare dentro un cunicolo.
Santa Flavia
(non documentato)
La chiesa di Santa Flavia è, in assoluto, il posto del quale si parla di più quando si affronta l’argomento “cunicoli”. Infatti sono decine le persone che asseriscono di aver attraversato almeno un tratto del cunicolo che collegherebbe tale chiesa alla Cattedrale e, continuando, al Palazzo Moncada.
Ospedale Sant’Elia
(non documentato ma…)
Nei pressi dell’attuale ospedale Sant’Elia esisteva fino al 1837 una chiesa dedicata a Sant’Antonio eremita. Salendo da via Luigi Monaco, troviamo sulla destra una galleria murata di recente. Un nisseno asserisce di averne attraversato un pezzo circa venti anni fa. Secondo il suo racconto, due metri dopo l’ingresso c’era un pozzo. Superato questo, si poteva proseguire per soli altri venti metri in quanto la galleria era stata murata (di recente, al tempo della visita).
Si pensa che questa galleria fosse stata utilizzata sia come canale di scolo che come via di fuga dalla chiesa verso l’esterno.
Isola Tondo
(documentato – stralcio di un articolo della dott.ssa Daniela Vullo)
Sotto il bastione che sorregge la collinetta un tempo denominata Isola Tondo, cioè quello slargo che fino al XIX secolo esisteva alle spalle della chiesa di San Giuseppe e che costituiva il belvedere cittadino, vi è una galleria il cui accesso avviene dal cortile della scuola San Giusto. Abbastanza alta e larga da consentirne una comoda percorribilità, con diramazioni pochi metri dopo l’ingresso.
Questa è stata utilizzata durante l’ultima guerra come rifugio antiaereo, ma difficilmente è sorta per tale scopo. La tecnica costruttiva con voltine di mattoni molto ben realizzate denotanti una certa antichità e la direzione delle diramazioni verso il centro storico potrebbero effettivamente far pensare ad una possibile via di fuga dalla città, un tempo racchiusa da mura, considerato che l’imbocco della galleria è limitrofo al sito ove fino al XVIII secolo si trovava l’ingresso sud di Caltanissetta, individuato dalla porta dei Cappuccini che prendeva il nome dal vicino e omonimo convento. Purtroppo, anche in questo caso, motivi di sicurezza non hanno consentito l’esplorazione della galleria. Occorrendo costose opere di sostegno per scongiurare possibili crolli, conseguentemente sono state realizzate, a chiusura, pareti di mattoni pochi metri dopo il suo imbocco.
[Leggi anche questo articolo sui cunicoli]
Testimonianze:
[Giacomo]
Nella parte alta del tennis club Villa Amedeo ci sono due cunicoli abbastanza profondi, che dopo 50 mt comunicavano tra loro, ma poi proseguivano chissà per dove. Penso verso il vecchio ospedale che prima era un convento. Io ho 63 anni, ma quando eravamo piccoli (7/8 anni) con lo spirito di avventura ci addentravamo con le torce, naturalmente per un centinaio di metri, poi subrentrava la paura e tornavamo indietro. Adesso sono murati.
N.B.
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